Arriviamo a Maiorca e subito ci facciamo coinvolgere dallo spirito triathletico della fauna locale.

In tanti che correvano a qualsiasi ora del giorno a provar salite…ovunque gente in bici, chi con quelle spaziali, chi con quelle normali … in mare i soliti fanatici con cuffia, body e occhialini cavalcavano le onde …aahhh si le onde …dovete sapere che fino circa il giorno prima della gara il mare era praticamente forza 8 … i miei presagi si facevano sempre più insistenti … quindi indomiti nei giorni prima simulavamo partenze devastanti

Insomma, in questo clima tra il serio e il goliardico, abbiamo vissuto anche noi i preparativi per questa importante gara.

Ogni giorno che passava spostavo l’attenzione su una cosa … trovandone delle difficoltà e  al contempo il tutto era da stimolo per risolvere i quesiti più assurdi, nel mentre il coach mi trascinava per le sue attente perlustrazioni… cercando di orientarsi con la luce del sole…e con le sue preziose mappe… muovendosi scafato come una iena nella savana.

La cosa che più mi ha stupito è che effettivamente, rispetto alle garette che siamo abituati a fare, durante queste competizioni non ti devi preoccupare assolutamente di niente … dalla partenza all’arrivo tutto è perfettamente organizzato, scritto, spiegato perché tu non possa sbagliare strada, sbagliare sacca, andare dove non devi andare …me la immaginavo proprio così.

L’isola di Maiorca è fantastica per ospitare il triathlon … per niente ci fanno un IM, un 70.3  e appunto questo Half Challenge che ospitava il Campionato Europeo.

Comunque … tra una cosa e l’altra arriva il fatidico giorno.

Mi sveglio e vado a guardare il mare … olio. 

Dopo i vari preparativi (body indossato ovviamente all’ultimo secondo causa improvvise ripetute di corsa in bagno…) vedo Fabio steso immobile a letto con gli occhiali da bici … maria vergine penso … poteva almeno fare la gara prima 😛 … era invece preso da un momento di concentrazione …Partiamo a piedi … lui diventa logorroico io vado in mutismo.

Mi sentivo benissimo. Avevano dato un ora precisa per il warm up in acqua e, in un mare trasparente, ci siamo buttati per qualche bracciata. Chiamano le batterie, tocca a lui, vedo Fabio sparire inghiottito da circa 500 persone, danno l’avviso della pre-partenza e poi via.

Tocca a me, siamo circa 100 …sono circondata da inglesi … ad un certo punto mi trovo davanti e non posso più spostarmi … via …mi rendo conto che tengo bene la bracciata e oso qualcosa di più, come nelle immagini delle gare tropicali, vedevi chiaramente non solo la tua bracciata ma anche le persone intorno …colori …e il mare che diventava sempre più verde, poi blu…nel mentre prendo le traiettorie giuste, raggiungo la riva opposta dell’altra baia…salgo… 200 metri di salita a piedi per raggiungere la T1 … corro … entro, prendo la mia sacca (maria vergine fra tende e sacche…)  scorro velocemente con gli occhi la rastrelliera per vedere se la bici del coach fosse uscita … o se si fosse disperso negli abissi. Non c’era. Corro ancora, una zona cambio infinita, avevo la bici davanti a Cigana e ho pensato “che minchia guardi, se è ancora in acqua???” … prendo la bici …e vado

Si parte con circa 7 km di salita…poi un susseguirsi di falsipiani immersi nelle colline, sottobosco … salite lunghe ma tagliagambe…passaggio tra due paesetti dove ci hanno fatto talmente tante feste che sembrava una tappa di ciclismo. E’ il tratto forse più duro, imbocco la strada che viene percorsa in andata e ritorno e, proprio mentre sto pensando “chissà dovè il coach” lo vedo arrivare come un missile in salita sulle prolunghe … penso “ecco … semo appena al 20esimo e va via fisso” lo chiamo e lui manco per niente. 

Finalmente si arriva ai due drittoni (discesa e salita) mi piazzo sulle prolunghe… ma il momento di gasamento allo stato puro è avvenuto quando nel lungomare delle palme, con l’orizzonte sfocato dal calore dell’asfalto, ho preso al volo una borraccia del ristoro e l’ho messa dietro alla sella.Me pareva veramente Kona.

Nei momenti in cui mangiavo barrette (coach: me raccomando in bici mangia tanto) era il momento per pianificare l’attacco alle inglesi, non potete capire… ne avevo sempre una diversa davanti (ma quante erano???) Erano uscite dal nuoto prima, ma ora non avevano più scampo. Infatti il secondo momento di gloria l’ho provato quando mi sono piazzata sulle prolunghe in salita e, facendo attenzione alla scia dei loro culi, ne ho superate un po … dopo ho detto “Ale adesso basta sta tranquia che è lunga…” infatti doveva ancora finire il primo giro … ma mi sono dosata … bhè … tra gente caduta … gomme bucate … sono arrivata all’ 80esimo …ero un po stanca e ho preferito tenere fino alla fine il 36 per arrivare agile.

Arrivo in T2 … via ancora co’ ste sacche avanti e indrio sotto ea tenda … in effetti i cambi li ho fatti con molta calma … ma volevo fare le cose fatte bene, dimenticarsi qualcosa poteva significare la morte. Metto le scarpe da corsa e via … nella frazione che, solo dopo mi sono resa conto essere la più impegnativa, ma anche la più soddisfacente per me visto che ho fatto la 59esima posizione assoluta su circa 350 donne … avevano tutte corso sopra le 2 ore!!! 4 giri con 100 m di dislivello, le gambe girano bene, il sole comincia a scendere, nel mentre arrivano le 16 e i colori si fanno sempre più belli. Concentrata a fare come quelle vere … rallento e passo in sequenza tutto il necessario … acqua – spugnaggio – cocacola – acqua – spugnaggio e raccolgo un gel (ne ho fatti fuori 3 su 21 km). Arriva la salitona lunga … poi la seconda più corta ma più tosta … il percorso continua ma non è mai perfettamente piano. Il mio ritmo è costante e lo terrò fino alla fine. Si passa sempre ad ogni giro dentro l’arena dell’arrivo … bellissimo! Tanta gente, le gradinate.

Alla fine del secondo giro già si vedono i primi sfigurati, il girone dantesco era cominciato … sto correndo sul lungomare e sento una voce dal pubblico che con questa frase riassume perfettamente la situazione “madre de dios che patimientoâ€. Continuo e con gli occhi cerco il coach … lo vedo in uno scorcio di passaggio … mi dice “Ale ho i crampi” … sto per finire il terzo giro … lo trovo dopo una curva, lo raggiungo gli intimo “dai coach andiamo …” lui mi guarda e con tono grave e solenne mi risponde “no … non ce la faccio … vai tu … aspettami all’arrivo”. Ci siamo anche messi a ridere, sembrava la scena di un film. Io però ero concentratissima, dovevo tenere il passo e mi mancava un giro, passo l’ultima volta nell’arena, guardo il time sull’arrivo, faccio due conti con gli zuccheri sui piedi … avevo fatto 5 ore e 30 … avevo gli ultimi 5 km se mi sbrigavo stavo sotto le 6 ore… ma le salite diventavano sempre più pesanti e non sono riuscita ad aumentare il passo. Sto per entrare nell’arena per l’arrivo, ho un inglese davanti (bastaaaa!!!) decido di rallentare… volevo arrivare da sola … mi godo questo momento, do il 5 a tutti e finalmente salgo sull’ultima salitina: quella del finish line. Dopo 15 minuti è arrivato Fabio, sorridente …Aver condiviso questa esperienza assieme è stato emozionante e divertente … poi ci siamo guardati e abbiamo detto: basta, per un periodo adesso soeo osterie!!!

Ma il prossimo anno vuole la rivincita … quindi preparatevi alla prossima sfida

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